Incertezze
Forse ti stai chiedendo cosa significa
realmente essere una persona sieropositiva all’HIV, se la malattia
si svilupperà e quali saranno i suoi sintomi.
Dal punto di vista medico, essere positivi all’ HIV significa
innanzitutto che hai sviluppato gli anticorpi al virus. L’esito
positivo del test non vuol dire che ti ammalerai il mese prossimo, l’anno
prossimo, o che ti ammalerai sicuramente.
Anche se la scoperta della sieropositività coincide con i primi
sintomi della malattia, non ti devi disperare. Attualmente l’assunzione
della terapia antiretrovirale, iniziata anche in fase avanzata di infezione,
riesce a bloccarne e controllarne la progressione.
Forse ti stai chiedendo se essere una persona sieropositiva significa
che non potrai più avere figli. Non è così: attualmente
le terapie antiretrovirali e altre tecniche di fecondazione assistita
permettono agli uomini e alle donne sieropositive di avere figli sani.
La tua salute
Una delle prime cose che dovresti fare
dopo aver ricevuto un esito positivo è quella di recarti in un
Centro Clinico con un reparto di Malattie Infettive, per una prima visita
specialistica. Le persone con HIV sia sintomatiche che asintomatiche
vengono seguite interamente a livello ambulatoriale ospedaliero sia
per quanto riguarda gli esami diagnostici che le infezioni opportunistiche
(cioè che si verificano a causa dell’abbassamento delle
difese immunitarie) e la eventuale terapia antiretrovirale. Questa patologia
ti dà diritto ad avere una esenzione totale dal ticket che ti
permetterà di eseguire, gratuitamente, tutti i controlli e gli
esami diagnostici riconducibili ad essa. La decisione di informare o
meno il tuo medico di famiglia sul tuo stato sierologico spetta solo
a te. Non tutti i medici di base sono aggiornati rispetto all’evoluzione
continua dei dati riguardanti questa infezione; se però hai con
lui o con lei un buon rapporto di fiducia, il suo supporto potrebbe
esserti di aiuto. Anche verso gli altri specialisti, ad esempio i dentisti,
non ti devi in nessun modo sentire in obbligo di comunicare la tua condizione.
Per legge hanno l’obbligo di adottare norme igieniche generali
che proteggono i medici e gli operatori sanitari dal rischio di contrarre
infezioni, a prescindere dalla conoscenza dello stato sierologico di
chi hanno davanti.
Queste norme sono importanti perché proteggono sia loro che te
stesso dal rischio di contrarre nuove infezioni.
Il VIRUS
L’ HIV è il Virus della
Immunodeficienza Umana che provoca la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita
(AIDS oppure SIDA). L’HIV, che è stato isolato per la prima
volta nel 1983, è un retrovirus che, come tale, può vivere,
riprodursi e moltiplicarsi solamente all’interno di cellule umane
vive. Quando entra nel corpo umano si replica soprattutto nelle cellule
CD4 (Linfociti T) che utilizza per riprodursi, attaccando e indebolendo
così il sistema immunitario. Mano a mano che il numero di cellule
CD4 sane diminuisce, si riduce anche la capacità del sistema
immunitario di difendere l’organismo e di tenere sotto controllo
ogni infezione che lo minacci. Questa è la fase denominata di
immunodeficienza acquisita. Nelle persone sieropositive l’infezione
da HIV può progredire verso l’AIDS in tempi molto diversi,
o non progredire affatto.
LA PRIMA VISITA
L’obiettivo della prima visita
specialistica è quello di determinare in quale fase si trova
la tua infezione da HIV. Per fare questo il medico ti prescriverà
una serie di esami diagnostici che permetteranno di stabilire se la
tua infezione è asintomatica, sintomatica, oppure in fase avanzata.
La prima visita non è solo il punto di partenza nella valutazione
del tuo stato di salute, ma anche l’inizio di una relazione tra
te ed il medico che ti avrà in cura, che durerà per molti
anni. È molto importante tentare di instaurare un buon rapporto
con il proprio medico. Se questo per qualche motivo non è possibile,
puoi sempre chiedere di essere seguito da un altro specialista o addirittura
puoi cambiare Centro Clinico. È probabile che durante le prime
visite tu ti senta frastornato o frastornata quanto basta da non capire
fino in fondo quello che il medico ti comunica. Non ti scoraggiare,
è capitato anche a noi ma, col tempo, abbiamo imparato che è
molto importante chiedere ulteriori spiegazioni su tutto quello che
non è chiaro, così come è fondamentale porre domande
e risolvere ogni dubbio. Se non te la senti di andare da solo o da sola,
puoi farti accompagnare da un amico, da un’amica o da un familiare.
GLI ESAMI DIAGNOSTICI
I più importanti esami diagnostici
ti verranno effettuati tramite un prelievo di sangue. Questi esami prevedono,
oltre che i test ematici completi, la conta dei CD4 ed il test della
carica virale. Più precisamente:
- conta dei linfociti CD4, che permette di stabilire
se è già in atto un danno al sistema immunitario. I CD4
fanno parte della famiglia dei globuli bianchi. Il conteggio dei CD4
è la misura del numero di CD4 che circolano in ogni millimetro
cubo di sangue. Il numero medio di CD4 presente in un organismo sano
oscilla tra i 600 /1200 per millilitro di sangue.
- carica virale o viremia o viral load o HIV-RNA sono
termini con lo stesso significato e indicano un test (PCR) che permette
di capire quanto HIV circola nel sangue. La carica virale indica le
copie di HIV-RNA circolanti per millilitro di sangue. Se la carica virale
è rilevabile, vuole dire che il virus si sta replicando e sta
attaccando i CD4. Se la carica virale non è rilevabile, vuole
dire che in quel momento il virus non si sta replicando nel plasma.
A seconda di quante copie di carica virale sono state rilevate è
possibile stabilire quanto sia veloce la replicazione del virus. Gli
esami ematici completi, il conteggio dei CD4 ed il test della carica
virale sono esami che dovrai ripetere di routine per tutta la vita,
generalmente ogni 3 o 4 mesi. Oltre a questo, durante la prima visita
ci sarà una valutazione complessiva che comprenderà una
visita medica accurata ed una anamnesi con tutte le informazioni relative
anche alle malattie che hai avuto nel corso della tua vita. Altri test
permetteranno di individuare se insieme all’HIV hai contratto
qualche tipo di epatite virale. Se non hai mai avuto l’epatite
A o la B dovresti prendere in considerazione l’opportunità
di vaccinarti. Verrà inoltre effettuata una indagine su eventuali
altre malattie sessualmente trasmissibili, sia in atto che pregresse.
Così come verranno prese in considerazione anche le tue abitudini,
come ad esempio se fumi, se assumi alcoolici e in che quantità,
oppure se utilizzi altri tipi di sostanze. Benché l’utilizzo
di droghe legali o illegali non precluda l’accesso alle cure e
alle terapie a base di farmaci antiretrovirali, l’abuso di eroina,
cocaina, ecstasy, anfetamine, ecc… potrebbe peggiorare la tua
condizione immunitaria. L’abuso di alcool può provocare
la carenza di elementi nutritivi importanti e potrebbe compromettere
il funzionamento del fegato, organo attraverso il quale vengono metabolizzati
i farmaci antiretrovirali.
Se sei una donna devi prestare un’attenzione
particolare agli aspetti ginecologici. È importante che ti sforzi
di avere un buon rapporto di continuità con un ginecologo o una
ginecologa con esperienza in HIV che ti prescriva esami periodici. Puoi
informarti dal tuo infettivologo perché spesso i reparti di malattie
infettive hanno rapporti di collaborazione con ginecologi e ginecologhe
con esperienza in HIV.
Emotività
Col tempo potrai verificare che vivere
con l’HIV è una condizione che interessa le persone non
soltanto da un punto di vista sanitario ma investe anche la sfera affettiva,
sessuale e relazionale. La lettura di questo opuscolo può aiutarti
ad affrontare questa complessità. Dal punto di vista emozionale
non esiste un “modo corretto” per reagire alla comunicazione
della sieropositività ma certamente non è utile reprimere
le proprie emozioni come se niente fosse accaduto. La tua vita da questo
momento sarà differente. Adattarsi a vivere con l’HIV è
un processo che può durare anche tutta la vita. Per questo, dopo
il tuo esito positivo, è importante che tu tenga presente alcune
considerazioni che ti possono aiutare a iniziare questo percorso. Prova
a liberare tutte le emozioni che hai dentro di te come rabbia, tristezza,
sconforto, impotenza, colpa o vergogna... dagli un tempo ed uno spazio
di espressione. Riconoscerle è già un primo passo per
riprendere il controllo della tua vita. È possibile che ti capiti
di non provare niente di tutto questo e di non sentire nessuna emozione:
anche questa è una reazione normale che vedrai mutare col tempo.
Tieni presente che il test positivo non equivale ad una sentenza di
morte. Prendere decisioni importanti e affrettate che possono cambiare
la tua vita, contemporaneamente all’aver saputo di essere sieropositivo
o sieropositiva, potrebbe portarti a fare scelte sbagliate. Concediti
tempo per capire meglio la tua nuova condizione. Non lasciarti trascinare
dal voler sapere tutto e subito riguardo all’ HIV. Cerca di selezionare
le informazioni di cui hai bisogno veramente e che sono importanti per
il presente che stai vivendo. Affronterai tutto il resto, i bisogni
e le necessità future mano a mano che ti si presenteranno.
Ti può essere utile sapere che non devi affrontare tutto
da solo o da sola. Chiedere aiuto e supporto ad associazioni di lotta
all’AIDS ed alle persone sieropositive che ne fanno parte, può
essere una valida opportunità per confrontarti con chi ha già
vissuto questo momento.
Trasmissione
Ricorda che il virus è presente
in grande concentrazione nel sangue, nello sperma, nel liquido amniotico,
nel latte materno e, in concentrazione più bassa, nelle secrezioni
vaginali: per questo si trasmette se tali liquidi biologici entrano
nel circolo sanguigno dell’altra persona, attraverso contatti
diretti o lesioni delle mucose. Ciò ti permette di individuare
alcuni comportamenti che possono trasmettere l’HIV ad altre persone
e che devi affrontare con le dovute precauzioni e altri comportamenti
che invece non sono a rischio di trasmissione.
Per prevenire il rischio di trasmissione:
Nei rapporti sessuali penetrativi utilizza sempre il preservativo
e nel caso di rapporti anali, anche un lubrificante a base d’acqua.
Nei rapporti orali non è così facile darti indicazioni
univoche, in quanto non esistono parametri o statistiche che individuino
esattamente il grado di rischio che questa pratica comporta.
La stimolazione orale
del pene (fellatio) è
considerata a basso rischio se non c’è contatto tra lo
sperma e le mucose della bocca. Nel caso in cui ci sia il contatto,
il rischio riguarda la persona che pratica la fellatio. L’uso
del preservativo esclude il contatto tra lo sperma e le mucose: qualora
si decida di non utilizzare il preservativo, bisogna evitare l’eiaculazione
in bocca.
La stimolazione orale
della vagina (cunnilungus), è
un comportamento considerato a basso rischio perché le secrezioni
vaginali contengono una ridotta quantità di virus. Il rischio
aumenta durante il ciclo mestruale. Anche in questo caso il rischio
riguarda la persona che pratica il cunnilingus. Nei rapporti bocca-vagina,
la funzione del preservativo può essere svolta da un foglio di
pellicola trasparente per alimenti.
Iniettarsi una qualsiasi
sostanza con un ago usato da un’altra
persona è il modo più diretto per la trasmissione del
virus e, per questa ragione, se fai uso di sostanze per via iniettiva
non permettere a nessuno di utilizzare la siringa già usata da
te e non usare la siringa usata da altri. Anche lo scambio del rasoio
o di altri oggetti taglienti di uso personale può essere causa
di infezione: è quindi opportuno non scambiarsi questi oggetti.
È importante sapere che
il virus può essere trasmesso dalla madre sieropositiva
al feto durante la gravidanza, durante il parto, o attraverso
l’ allattamento. Tuttavia attualmente la profilassi per la trasmissione
maternofetale permette di ridurre notevolmente questo rischio.
Se hai una storia d’amore
Prenditi il tempo di cui hai bisogno
per dirlo alla persona che ami. Scegli con cura il momento e le parole
giuste. Ricordati che anche per il tuo o la tua partner non sarà
semplice accettare questa nuova realtà, come non lo è
stato o non lo è per te. D’ora in avanti, nei vostri rapporti
sessuali penetrativi, usate sempre il preservativo anche se fino ad
oggi non l’avete mai utilizzato: non si tratta di un muro tra
di voi, ma di un atto d’amore verso te stesso e verso la persona
che ami. Se entrambi siete sieropositivi usatelo ugualmente per evitare
una possibile re-infezione. Una nuova re-infezione potrebbe peggiorare
le tue condizioni di salute o quelle del tuo o della tua partner o di
entrambi oppure potreste re-infettarvi con ceppi di virus già
resistenti ai farmaci attualmente a disposizione. Può anche accadere
che il partner o la partner inizi a vivere alcune angosce che possono
condizionare il rapporto sul piano sessuale. In questo caso si tratta
di trovare insieme delle soluzioni. A volte può essere utile
parlarne con un amico o un’amica ma tieni presente che davanti
a questa situazione, potrebbero reagire in modo negativo: forse hanno
dei preconcetti o non riescono ad affrontare le loro paure. Concedi
loro un po’ di tempo e cerca di accettare e comprendere le reazioni
di chi ti sta vicino.
SE HAI RAPPORTI OCCASIONALI
Se hai rapporti occasionali l’uso
del preservativo evita qualsiasi rischio di contagio.
Conosci i tuoi diritti
Nei consueti rapporti sociali, rifletti
bene per decidere a chi vuoi e puoi parlare della tua sieropositività.
Soprattutto devi sapere che non hai nessun vincolo legale che ti obblighi
a comunicare la tua sieropositività ad altre persone (datore
e colleghi di lavoro, autorità, medici) anche se qualcuno ti
dirà il contrario. Purtroppo, il pregiudizio legato alla natura
dell’ HIV ha voluto dire, per tante persone, essere costrette
a nascondersi e subire discriminazioni. Per questo è stata varata
nel 1990 la Legge 135, dove il legislatore ha sentito di dover affermare
che lo stato di sieropositività non può essere di per
sé motivo di licenziamento, che il test per l’HIV non può
essere richiesto per le assunzioni, né svolto all’insaputa
della persona interessata. Una legge che, sostanzialmente, ribadisce
il diritto a non subire discriminazioni per motivi di salute e afferma
il diritto al lavoro, alla scuola, alla gratuità delle cure.
L’obbligo di prestazioni terapeutiche è previsto per tutte
le strutture pubbliche ed il rifiuto o comunque la messa in atto di
trattamenti discriminatori possono essere perseguiti per legge.
Anche alle cittadine e ai cittadini stranieri non in regola con
i permessi di ingresso e di soggiorno sono assicurate le prestazioni
ambulatoriali e ospedaliere nei presidi pubblici accreditati; l’accesso
a tali strutture non comporta alcun tipo di segnalazione all’autorità.
La legge italiana tutela inoltre il diritto alla riservatezza dei dati
personali, cioè il diritto di ogni persona a non vedere diffuse
informazioni che la riguardano. In particolare, medici e operatori sanitari,
notai, avvocati, consulenti tecnici e operatori dei SerT sono tenuti
ad osservare il segreto professionale anche verso i tuoi familiari.
Sia lo statuto dei lavoratori che la Legge 135/90 vietano tassativamente
al datore di lavoro di compiere direttamente controlli atti ad accertare
lo stato di salute del dipendente o della persona presa in considerazione
per l’assunzione. Al pari di qualsiasi lavoratore malato, la persona
sieropositiva o con AIDS o affetta da altre patologie correlate non
può essere licenziata durante la malattia, se non dopo che sia
decorso il termine massimo previsto (periodo di comporto), stabilito
nel contratto collettivo dei diversi settori. Se le tue condizioni di
salute non sono buone e lo ritieni utile, puoi fare richiesta di riconoscimento
di invalidità civile. La domanda e la relativa documentazione
vanno inoltrati alla ASL di residenza. Per maggiori informazioni sulla
procedura e sui possibili vantaggi nell’intraprendere questa strada,
non esitare a rivolgerti alle associazioni di volontariato o ai patronati
sindacali. Anche in questo caso la riservatezza è tutelata dalla
legge.
Non lasciarti intimidire nell’incontro con le istituzioni:
chiedere è un tuo diritto e darti una risposta è un loro
dovere.
Terapie
Conoscere lo stato di salute del tuo
sistema immunitario è strettamente necessario per valutare se
è il caso di iniziare ad assumere la terapia antiretrovirale.
I trattamenti per l’infezione da HIV sono terapie combinate che
utilizzano l’uso contemporaneo di 3 o più farmaci antiretrovirali.
Viene anche chiamata “triplice” o HAART (Highly Active Anti-Retroviral
Therapy) in italiano TARV. I farmaci utilizzati nella terapia combinata
hanno meccanismi di azione differenti fra loro ed agiscono su fasi differenti
della replicazione virale. Per questo motivo si dividono in “classi”.
Attualmente sono disponibili diverse combinazioni terapeutiche di diverse
classi di farmaci da utilizzare a seconda delle specifiche esigenze.
La HAART permette di tenere sotto controllo la replicazione virale e
quindi di ripristinare la funzionalità del sistema immunitario.
Assumere tutti i giorni il trattamento ed assumerlo correttamente anche
nel caso che il numero di CD4 sia molto basso, permette di recuperare
ed aumentare il livello dei CD4 necessario a combattere e sconfiggere
la maggior parte delle infezioni opportunistiche. Una corretta aderenza
alla prescrizione farmacologica è essenziale e significa assumere
più farmaci tutti i giorni ad orari precisi. In caso di non corretta
aderenza potresti addirittura peggiorare la situazione contribuendo
a rendere il tuo virus resistente alle terapie che stai assumendo e
ciò potrebbe anche compromettere le tue opzioni terapeutiche
future.
È bene tu sappia che:
la terapia combinata non guarisce l’infezione da HIV, ma
può ridurre la quantità di virus circolante nel sangue.
la terapia combinata non permette di tornare sieronegativi o sieronegative,
in quanto il virus rimane nell’organismo (anche se hai la carica
virale negativa) e rimane quindi il rischio di trasmetterlo attraverso
rapporti sessuali non protetti o attraverso lo scambio di siringhe.
U no dei benefici delle terapie combinate è quello di
ridurre la progressione verso l’AIDS.
QUANDO INIZIARE IL TRATTAMENTO
Questo è un argomento che tu ed
il tuo medico dovreste discutere assieme. Sei tu che devi assumere i
farmaci, ed è quindi tua la scelta se iniziare e quando, valutando
assieme a lui i pro e i contro della terapia antiretrovirale, prima
di prendere una decisione.
• Chiedi al tuo medico di spiegarti bene e con franchezza quali
sono le caratteristiche dei farmaci che dovrai utilizzare, informandoti
anche sugli eventuali effetti indesiderati. Collabora con il tuo medico
alla scelta di una terapia che si adatti il più possibile al
tuo stile di vita.
• Se sei in terapia con metadone considera che alcuni farmaci
interagiscono riducendone, a volte, il livello di efficacia. In questo
caso informa il tuo medico o il SerT per aggiustare i dosaggi.
• Decidi di accettare la terapia solo dopo aver capito bene cosa
ti comporterà. Ciò è particolarmente importante
se hai ricevuto da poco la notizia di essere sieropositivo o sieropositiva.
• Prenditi il tempo necessario. Fai tutte le domande possibili,
rivolgendoti anche alle associazioni che si occupano di HIV e agli attivisti
e attiviste che ne fanno parte, fino a che non sarai soddisfatto o soddisfatta
delle risposte.
Le sperimentazioni cliniche condotte fino ad oggi hanno permesso di
redigere delle linee guida internazionali che raccomandano di iniziare
il trattamento prima che i CD4 scendano sotto i 200, generalmente tra
i 350 e i 200. Quando i CD4 scendono da 200 sotto i 100 aumenta il rischio
di sviluppare malattie, anche molto gravi. Un numero di CD4 bassi non
significa che ti ammalerai di sicuro, significa solo che è più
probabile che ciò avvenga. Se iniziare il trattamento ti spaventa,
dovresti considerare che l’AIDS è tuttora una malattia
in grado di mettere in serio pericolo la tua vita. Molte sperimentazioni
hanno dimostrato che le donne sieropositive possono essere trattate
anche in corso di gravidanza. Inoltre le linee guida per la prevenzione
della trasmissione materno-fetale dell’infezione da HIV prevedono:
la terapia antiretrovirale in gravidanza, il taglio cesareo elettivo
prima che inizi il travaglio, la profilassi antiretrovirale al neonato
e l’allattamento artificiale.
Queste raccomandazioni permettono di ridurre quasi a zero il rischio
di trasmettere l’infezione al nascituro.
Chiamaci
Presso molte delle sedi Lila sono attive
delle info-line in grado
di rispondere a molti quesiti che l’HIV/AIDS ti pone.
Non esitare a contattarci: la nostra esperienza è a tua disposizione
per aiutarti ad affrontare il tuo esito positivo.
In particolare, per quanto riguarda i trattamenti:
Lila Bologna: tutti i martedì dalle 19 alle 20.30 al
051.6350025; mail
info